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LA NOSTRA STORIA

MABO ALLE ORIGINI

MABO DALLE ORIGINI AD OGGI

 

Nel 1952, quando il ventinovenne Giuseppe Edoardo Signorelli, con la moglie Teresa Maria Manenti, fondò il suo laboratorio artigiano a Grumello del Monte – uno dei tredici comuni della bergamasca Val Calepio – non aveva idea di come si realizzassero i bottoni. Era appena tornato dal Belgio dove, emigrante, aveva lavorato nelle miniere di carbone. Suo padre, bottonaio da prima della guerra, fu laconico nell’avvertirlo: “Se vuoi diventare un imprenditore sappi che dovrai fare tutto con le tue forze”. Teresa Maria prima di sposarsi, per mantenersi, spendeva giorni e notti a cucire impermeabili. 

L’azienda Mabo nasce nella prima metà degli anni ’50; tempi di sacrificio ma anche e soprattutto di ricostruzione, ricchi di prospettive e di fiducia. Mabo non è solo semplicemente un opificio ma, giorno dopo giorno, acquista i connotati di un laboratorio di idee, di una fucina pronta a sfornare talenti con il gusto della tradizione e tanta voglia di riscatto. Ne nascono prodotti perfetti, originali, classici eppure innovativi: il bottone Made in Italy diventa poliedrico. 

Appena sposati i Signorelli, nutriti dai valori che la cultura di un mondo ancora in gran parte contadino aveva loro trasmesso - il senso forte della famiglia e la dedizione al lavoro -

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decidono per l’avventura ed oggi, a sessant’anni da allora, i loro figli Adriano, Agostino e Luigi possono vantare un patrimonio che è nello stesso tempo imprenditoriale ed umano. “Bottoni o impermeabili?” si chiesero Giuseppe Edoardo e Teresa Maria Signorelli nel 1952.

La scelta fu per il bottone che già allora era un riconosciuto protagonista nell’universo della moda e così, in quel laboratorio di Grumello del Monte nacque Mabo, acronimo di Moda Artigiana Bottoni Orobica, nei locali che un tempo erano stati utilizzati come grande magazzino per il deposito degli arnesi della casa padronale. Il laboratorio dava lavoro a pochi operai e, per acquisire esperienza, i coniugi si affidarono inizialmente ad uno zio, capofabbrica in una delle maggiori aziende di bottoni della zona, che li avviò alla conoscenza della produzione su scala industriale.

DA PADRE A FIGLIO

L’evento drammatico, che pur imponendo il passaggio nella conduzione di Mabo non ne modificò la forza propulsiva, fu la scomparsa del fondatore nel 1972, quando il testimone passò nelle mani del figlio maggiore Adriano. Di lì a poco anche la signora Teresa Maria lascerà la gestione dell’azienda. Un momento delicato per questa famiglia di artigiani-imprenditori. “Mollare tutto o continuare?” La decisione fu presa in breve ed i tre fratelli accettarono la responsabilità del patrimonio dei genitori coinvolgendo inizialmente il solo primogenito e, successivamente, anche i più giovani Agostino e Luigi.

 

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dei genitori coinvolgendo inizialmente il solo primogenito e, successivamente, anche i più giovani Agostino e Luigi.

Per degli adolescenti ancora studenti ritrovarsi imprenditori significò diventare adulti ed imparare a confrontarsi con la crudezza del mercato. “I clienti diffidavano di noi a causa della nostra giovane età ed inesperienza - ricordano – ma noi ci sentivamo forti e determinati perché nostro padre ci aveva lasciato un’azienda sana, stimata e conosciuta nel territorio”. Mabo continuò così a crescere sotto la guida della seconda generazione dei Signorelli.

Ciascuno dei fratelli mise a disposizione dell’azienda le proprie specifiche propensioni e capacità favorendo in tal modo quella naturale divisione dei compiti che si rivelò ben presto il segreto della solidità del gruppo. Agostino e Luigi son stati abili nell’intuire le tendenze di mercato, analizzandone le evoluzioni sul campo ed Adriano, operativo in sede, ha saputo concretizzare le idee traducendole in un prodotto d’eccellenza offerto con il più efficiente dei servizi.

 

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DA LABORATORIO A FABBRICA

Nel 1956 la famiglia Signorelli acquistò il terreno sul quale venne costruito, sempre a Grumello del Monte, il primo stabilimento Mabo. I dipendenti allora erano circa cinquanta.  All’epoca la produzione avveniva tutta a mano; le prime macchine semi automatiche infatti cominciarono a comparire sul mercato verso la metà degli anni Sessanta. Nella fabbrica dei Signorelli, quattro operai riuscivano a produrre circa 800 bottoni in un’ora.

Quasi tutta la clientela iniziale era costituita da grossisti che a loro volta distribuivano a sartorie e mercerie. Fin dalle origini Mabo ha creduto ed investito nella tecnologia e nell’innovazione e questo, insieme all’attenzione rivolta costantemente ad anticipare le tendenze del mercato, è stata una delle chiavi del suo successo. Tanto che a metà degli anni ‘60 fu tra le prime aziende italiane a meccanizzarsi, dotandosi di tecnologie all’avanguardia.

 

 

 

 

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